Avete mai visto in qualche cucina moderna quei sistemi di cottura piani, fatti in vetro nero in cui non si capisce da dove possa provenire il fuoco ed il calore? Ecco, si tratta di cucine ad induzione. Cerchiamo di capirne di più. Fin dalla notte dei tempi siamo abituati all’ idea che per cucinare ci voglia il fuoco. Al limite l’elettricità se prendiamo come riferimento i forni elettrici. Abbiamo magari avuto a che fare anche con i fornellini elettrici che si scaldano e fanno bollire il nostro pentolino, ma di induzione chi ne ha mai sentito parlare.
In pratica sotto queste piastre c’è una bobina elettrica collegata all’ elettricità. Il compito di questa bobina è creare un campo magnetico per induzione. Il campo magnetico però crea calore quando incontra un materiale ferroso, ovvero il fondo di una pentola o padella. Ecco come si attiva il processo di cottura.
Dove sta la novità oppure il vantaggio nell’ utilizzo di queste cucine?
Le piastre ad induzione fanno sprecare solo un 10% di energia che si trasforma in calore. Con i fornelli a gas ne sprechiamo fino al 50%, di più se non utilizziamo i coperchi durante la cottura. Insomma risparmiamo sulla bolletta del gas. Certo quella elettrica sarà più alta, ma con le piastre ad induzione far bollire l’acqua per la pasta è questione di 50 secondi circa.
Lo spunto energetico richiesto è notevole, queste cucine possono richiedere anche 3 o 6 kw di potenza, quindi occhio al contatore dell’elettricità.
Gli svantaggi:
bisogna ricomprare tutto il pentolame. Le piastre ad induzione infatti non possono essere usate con cocci, pyrex, ghisa, ceramica ma hanno bisogno di pentole fatte ad hoc, quelle con fondo ferromagnetico in acciaio, in acciaio smaltato e in ghisa vanno bene. Il fondo delle stesse inoltre deve coprire i due terzi della piastra ad induzione, altrimenti non si attiva il processo di calore.
I prezzi: le piastre ad induzione costano poco di più rispetto a quelle a gas. A partire da 250 euro per i modelli con 4 “fuochi”.